sabato 28 marzo 2009

P.


Ti ho dovuto rivalutare. Anzi. Valutare. Perché ad essere sincera non mi ero fatta alcuna opinione di te, da questo punto di vista. Ti credevo solo distante e invece mi hai stupita. Sei forse solo troppo simile a me. Anzi io sono simile a te. Io sono cambiata. E oggi forse anche tu sei cambiato, almeno nei miei confronti. Non sei lontano quanto immaginassi, né insensibile né tanto meno chiuso. Mi hai stupita schierandoti dalla mia parte, capendo cose che non pensavo potessi capire; immedesimandoti in me nonostante le enormi distante che ci dividono. Più di quanto ci si possa aspettare, addirittura più di quanto potessi sperare.

Grazie.


Niente di nuovo qui, invece. Sapevo già tutto. Dritto davanti a te. Non esistono destra e sinistra, nord est o nord ovest, è tutto bianco o nero. Ed invece il bianco non è bianco se lo guardi attraverso degli occhi diversi, occhi che vedono attraverso un filtro che tu non hai. Quel bianco sarebbe forse rosa o forse celeste se anche tu avessi davanti un filtro rosso o uno blu. Tu non sai che filtro ho io. Non puoi saperlo ma non vuoi nemmeno prendere in considerazione l’ipotesi che io ne abbia uno diverso. Prima o poi la ragione arriva dalla tua parte: tutti possono indovinare che tra due squadre, una delle due vincerà. Il problema è riuscire a vedere la partita, valutare le azioni, il gioco. Questo non lo sai fare, ma pretendi di valutare perfino chi abbia giocato meglio. Tutti hanno i loro limiti. I tuoi sono evidenti per me. I miei magari saranno evidenti ad altri. Non voglio giudicare. Non sono giudice né giuria, io sono i fatti.


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