giovedì 15 ottobre 2009

MD


Millecinquento chilometri in trecentosessantacinque giorni. Ipotizzo che il geco a cui ho subaffittato il mio terrazzino in cambio di una caccia spietata alle zanzare, percorra più chilometri nello stesso arco di tempo. Tra l'altro il geco non fa nemmeno un gran lavoro, dovrei aumentargli l'affitto, ma questa... è un'altra storia (sono fan di Lucarelli, confesso). Dicevo, 1.500 km/anno, è stata la media percorrenza della mia auto negli ultimi anni. Pur considerando che l'auto in realtà la uso poco, il motivo di così tanta parsimonia dell'adorato mezzo meccanico era dovuto ad altro: adorazione. Si perché c'è stato un anno in cui ho passato più tempo in garage a lucidare la filante auto assemblata ad Hiroshima, di quanto tempo ne abbia passato seduta al volante. Ne sono quasi certa. Fiera della sua splendida forma, degli anni portati benissimo e celati anche grazie ai frequenti lifting e trattamenti di bellezza. Ma qui parliamo di effimero appagamento della vista. A guardala soffocata dentro quel garage, stretta tra scatoloni di mattonelle ed antenati di computer e palmari conservati per chissà quale simpatia per l'obsoleto, non si poteva nemmeno ammirarla per bene. E rischiava di diventare anch'essa un cimelio, conservato in attesa di evolversi da oggetto datato ad auto d'epoca. Puntualmente, le rare volte in cui concedevo alle strade l'onore di veder sfilare quest'oggetto di venerazione, capitava anche di subire dell'incuria altrui. Un graffietto sullo sportello o una mamma distratta al volante che al semaforo rosso lascia scivolare l'auto fino a toccare l'immacolato paraurti. Niente di che. Ma tanto bastava a volte per farmi andare in tilt. Ricordo quando, scoperto un segnaccio subito attribuito alla sbadataggine dell'addetto alla pompa di benzina, sono riuscita a tirar fuori una rabbia assolutamente ingiustificabile e incondivisibile. Anche se così non pensavo, quel giorno. In questo delirio di cure amorevoli però, mi ritrovavo un'auto esteticamente perfetta ma che non faceva quello per cui era stata creata. E non solo.. l'inutilizzo non la proteggeva ugualmente dallo scorrere del tempo. E me ne resi bene conto quando rimasi bloccata a Valdesi col pedale della frizione svenuto e quelli che erano in coda dietro di me al semaforo ormai verde che cercavano di tirarmi su il morale intonando coi clacson una canzoncina che ammetto ancora oggi di non aver decifrato. Però apprezzai molto la solidarietà. Poi è successo qualcosa. Non so bene quando e perché. Probabilente lo so, ma non starò qui a spiegarlo (questa...è un'altra storia). Oggi la mia auto, per quanto in splendida forma, fa bella mostra di qualche piccolo graffietto (solo uno procurato da me...giuro!Automobilina mia..te lo giurooooo!), di una carrozzeria non splendentissima e anzi decorata da qualche goccia di resina, del tessuto del sedile che inizia a cedere sotto lo sfregamento dei rivetti dei jeans, dei sempre più numerosi scricchiolii. Segni di cui oggi vado fiera. Segni di una vita vissuta. Perché mi piace guardala alla luce del sole e non illuminata dagli itterici neon del garage. Perché mi diverte guidarla, perché adoro quella leva del cambio corta e precisa (tranne quando la retromarcia a freddo decide di non entrare.. e neanche la prima a freddo collabora molto ora che ci penso), perché quasi preferisco non accendere la radio ed ascoltare il suono del motore e dello scarico. Adesso non le risparmio strade allagate o trazzere dissestate. E se guadagnera qualche cicatrice per via di una scelta troppo azzardata, poco importa. Potrò dire fieramente che se l'è procurato facendo quello per cui esiste.


p.s. Non sono convinta di essere mentalmente più sana di prima ovvero di quando passavo ore a lucidarla. Ho solo cambiato modo di esternare la mia eccentricità.

venerdì 9 ottobre 2009

Intitolato (Nel senso di senza titolo. I titoli o mi arrivano di getto o non c'è niente da fare)


Niente curve. Noiosa.
Niente imprevisti. Sicura.
Non la sento molto mia, ma è così semplice che chiunque potrebbe adattarsi a percorrerla.
Perché non dovrei provarci io?
Perché rischio di annoiarmi?
Perché senza incognite non c'è gusto?

Ottime motivazioni. Ma ne ho di altrettanto buone per provarci lo stesso. Perché seppure non sarà quella che deciderò di percorrere (non riesco a dire "per sempre") a lungo, aspettando di scegliere la Mia o meglio ancora di spianarne io stessa una nuova mi permetterà di avanzare un pò. Il tempo passa anche se io resto ferma; studiare teoricamente come si fa a camminare può servire ma senza alzarsi sulle proprie gambe è impensabile rendersi conto se la teoria è davvero così simile alla pratica.
Avanzare su una strada pianeggiante e dritta potrà essere alienante e tedioso tuttavia sono pur sempre convinta che lo sarà meno che star immobili a fissare il vuoto.
E poi ho Yukino che mi tiene compagnia.


p.s. Tengo a precisare che Yukino non è l'amico immaginario.