sabato 31 gennaio 2009

Una sala d'attesa. Un'attesa che si prospetta lunga. Ed una lunga fila di seggiole.

Le poltroncine libere sono solo due. La scelta è difficile: sedia di sinistra, compresa tra quel tipo che pare avere la broncopolmonite a giudicare dal fragore dei suoi accessi di tosse, ed una vecchina con lo sguardo speranzoso di chi non vedo l'ora di poter scambiare due parole, niente di peggio se non hai voglia di essere cortese e stare a sentirla. Oppure la scelta potrebbe ricadere sull'altra poltroncina lì in fondo: sulla sinistra c'è un uomo di mezza età con un cappellino ben calcato in testa e lo sguardo perso nel vuoto, una figura non proprio rassicurante ma verosimilmente non molesta, ed a destra confina con una parete dell'ampia sala. Scelta quasi spontanea: la poltroncina che ha almeno un lato neutrale. Ma se la fila di scolorite sedie dal bracciolo in comune, fosse stata completamente vuota? Probabilmente una poltroncina avrebbe la stessa probabilità di essere scelta di tutte le altre colleghe. Anche se statisticamente si è portati a scegliere un posto all'estremità, per non apparire megalomane ed occupare virtualmente l'intera fila piazzandosi proprio la poltroncina centrale. Fatto sta che, avendo due sole opzioni si sta lì a tribolarsi su quale sia la migliore, la più conveniente, quella che non ti farà mai dire "certo che se avessi fatto diversamente... chissà se..", quando ambedue hanno la stessa percentuale di successo. Con un'infinità di scelte invece, si punta spesso alla prima che capita, praticamente ci si affida al caso.

"L'attenzione che si presta ad una decisione è inversamente proporzionale alla quantità di opzioni possibili."
Questo è quello che mi è venuto in mente mentre stavo seduta.

Io ho scelto la terza poltroncina da sinistra. La fila era vuota. La sala era deserta. Poi ho scattato la foto. Era il momento di tornare sul treno, il traghetto stava per attraccare.

giovedì 29 gennaio 2009

Io non volevo un blog.
A volte mi incaponivo su alcuni argomenti o fatti, e se li prendevo in antipatia non c'era modo di farmi cambiare idea. Una cosa stupida. Perché se una cosa non la conosci, non puoi giudicarla. Mi sono ripromessa di essere più elastica, e di concedere una chance a tutto/i. Sono sempre in tempo a dire, con coscienza questa volta, "Questa cosa non fa proprio per me". Quindi ho applicato questa nuova teoria anche ai blog, nonostante la mia malcelata allergia a questi ultimi. Tuttavia, la mia idea di blog si è rivelata alquanto insipida a quei pochi che sono arrivati qui (a questo devo arrivare guardando la penuria di commenti). Ero decisa a lasciare questo spazio esclusivamente come raccolta di articoli che spesso trovano poco posto sulle testate giornalistiche, o che stranamente, se lo trovano, è spesso un posto angusto e ben celato agli occhi dei meno attenti. Ci sono cose che tutti dovrebbero sapere, per poter giudicare ciò che gli sta intorno. Io sbagliavo nel non voler "sapere" e giudicare ad occhi chiusi, ma ormai ho capito che molti preferiscono comodamente tenerli ben chiusi i loro occhi, senza preoccuparsi di osservare e conoscere ciò che gli sta intorno.

Continuerò a riportare qui tutto ciò che ritengo utile, che poi qualcuno lo voglia leggere o no, poco importa...

martedì 6 gennaio 2009

I have an idea

Ho una grande idea...
un asocial network.

(giusto per par condicio)

giovedì 1 gennaio 2009

Pubblicato Martedì 23 Dicembre 2008 in Inghilterra

[The Guardian]

Con l’anno di crisi economica in vista, non è il momento migliore per la presidenza di Berlusconi al G8

Il settantaduenne playboy del mondo occidentale ha salvato David Beckham dall’oscurità di Los Angeles e è ora deciso a tutti i costi a salvare l’Italia e, come Gordon, il pianeta

Gordon Brown ha salvato il mondo, Angela Merkel ha salvato il suo budget federale, Jose Manuel Barroso ha salvato la sua carica per un secondo mandato - e Nicolas Sarkozy ha salvato l’Europa. Adesso, mentre un anno orribile sta giungendo al termine fra ancora più terribili previsioni per l’Unione Europea, si fa avanti Silvio Berlusconi.

Ha salvato David Beckham dall’oscurità di Los Angeles aiutandolo ad ottenere un prestito di 10 settimane alla sua squadra di calcio, l’AC Milan - garantendogli accordi con sponsor molto lucrativi e apparizioni su diversi canali televisivi gestiti dal suo impero Mediaset. Avendo compiuto la missione, e’ ora deciso a tutti i costi a salvare l’Italia e, come Gordon, il pianeta.

Il primo gennaio, il giorno in cui Sarko non sarà più ufficialmente il presidente europeo, l’italiano presidente del consiglio (in italiano nel testo, N.d.T.) assumerà il controllo come presidente del G8 e, con illusioni di grandezza da togliere il respiro, è già impegnato a organizzare un vertice fra Barack Obama e il russo Dmitri Medvedev.

Entro marzo, quando l’economia europea sarà probabilmente un disastro, Berlusconi prevede un vertice dei G14 - un’idea originariamente di Sarko per coinvolgere le economie emergenti - sulla “dimensione umana” della crisi finanziaria.

Presumibilmente questo è linguaggio diplomatico che significa crescente debito personale, povertà, disoccupazione, disperazione e tutti e tutto ciò che di solito si associa alla tetraggine invernale di quella che è, potenzialmente, la recessione peggiore dalla seconda guerra mondiale. Specialmente nel suo paese, che è in recessione da due quadrimestri, che affronta un esorbitante aumento della disoccupazione, che vede il produttore di auto Fiat cercare un partner che lo rilevi per uscire dal suo tormento e, che senza l’euro e la Banca Centrale Europea che lui tanto disprezza, sarebbe in bancarotta.

Berlusconi, che ha un capitale personale di circa dieci miliardi di dollari, e che è un architetto di riforme giudiziarie in serie per permettersi l’immunità dalla giustizia, è il leader politico che ha chiamato Obama “abbronzato” e che ha paragonato un deputato tedesco a una guardia di un lager nazista (Kapo).

Il suo contributo al programma europeo di ripresa - un pacchetto-stimolo del valore di 200 miliardi di euro che equivale all’1,5% del prodotto interno lordo - sembra consistere in tagli alle tasse dei suoi sostenitori politici nelle piccole imprese e in sanzioni ridotte per evasori fiscali - equivalenti all’1% del prodotto interno lordo, secondo i politici italiani di opposizione . Il pacchetto è cosi’ irrisorio che la maggior parte degli analisti crede che possa perfino essere una riduzione delle spese.

Adesso il settantaduenne playboy del mondo occidentale vuole diventare il presidente italiano, succedendo all’ex-comunista e leader sindacalista Giorgio Napolitano, un uomo di grande integrità, dopo il 2013. Presumibilmente per la vita, alla Mugabee, e, per perpetua immunita’ contro le azioni giudiziarie, alla Chirac.

Questa è, in tutta serieta’, la persona che, per la rotazione, sarà presidente del G8 l’anno prossimo, quando è possibile che ci sarà un bagno di sangue economico in tutto il mondo.

E’ ora di finirla con questo stupido processo e, come previsto per l’Unione Europea sotto il Trattato di Lisbona ora in stallo, di scegliere un presidente di genuina statura e capacità di visione per dirigere questo organismo per il lungo periodo. E specialmente dato che siamo tutti d’accordo che, come il Consiglio di Sicurezza Europeo e l’IMF/Banca Mondiale, dovrebbe essere permanentemente riformato per includere la Cina, l’India e le restanti economie emergenti.

E’ già abbastanza grave che l’eurotossico Vaclav Klaus, il presidente ceco, diventi capo nominale dell’Unione Europea il primo gennaio (Ok, il suo primo ministro presiederà’ gli incontri). Questa rubrica preferirebbe vedere Sarko realizzare le sue ambizioni di diventare presidente a lungo termine dell’eurogruppo e leader de facto dopo il suo successo iperattivo nel dirigere l’Unione Europea per gli ultimi sei mesi.

Forse potrebbe farsi carico anche del G8/G14 per il resto della sua permanenza in carica all’Eliseo - certo di essere prolungato dopo il 2012 per ulteriori cinque anni secondo il modello corrente. O datela a Tony Blair. A chiunque tranne che all’inadatto Berlusconi, il presidente indiscusso di Tangentopoli 2 (in italiano nel testo, N.d.T.), o città della corruzione, quello che il suo paese nativo e’ nuovamente diventato.

[Articolo originale di David Gow]