Ogni tanto metto ordine tra le mie cose. Per la precisione mi ritrovo a dissotterrare, osservare con tenerezza ed a fluttuare tra i ricordi che i più disparati oggetti che conservo riescono a riportare a galla, e poi tutto torna al proprio posto.
Si tratta di un’operazione "ricordo" molto fine a se stessa, di solito. Ed è un evento cui do vita sempre più di rado. Mi accorgo di custodire sempre meno oggetti. Si, perché da un po’ sfuggo dagli oggetti, gettoni che mettono in funzione le giostre, che potrebbero capitarmi tra le mani quando non sono stata io a pianificare il giro al luna park. E’ un peccato, forse. Sia chiaro che non getto via niente, nessun autoscontro o ruota panoramica si troverà il cartello “fuori servizio” appeso al suo cancelletto. Ma certe cose vanno vissute con parsimonia. Diciamola tutta, meglio non farsi un giro su una vorticosa giostra che ti strapazza con la sua forza centrifuga subito dopo aver mangiato. Però mi è capitata una cosa osservando alcuni libri. Libri per bambini, di quelli che dire minimali è poco: font 24 e disegni che sembrano pitture rupestri. Ne ho una intera collana che descrive in maniera discutibilmente realistica la vita degli animali: quello sulla volpe era il mio preferito. Mi piacciono le volpi, in genere. Libri quadrati, dalla copertina bianca; di una bellezza tanto semplice quanto appagante. Li sfoglio consapevole del fatto che ricorderò pagina per pagina tutto, come se fino al giorno prima quel libro fosse stato la mia lettura serale. Un'altra copertina attira la mia attenzione; anzi i libri sono due, di una collana differente, per bimbi più grandi che pretendono di più. La fattoria ed il circo. Sono tutta un'altra cosa, roba di lusso, per buongustai dell’intrattentimento. Disegni con animali assolutamente verosimili nei quali mi perdevo tra gli infiniti dettagli, tant’è che ogni volta scovavo una farfalla su un fiore o un bruco che facevano capolino da un angolo di un disegno e che, giuro, non c’erano mai stati prima. Inoltre come dimenticare l’assurdo libro di Topolino con una marionetta del celeberrimo topo dalle orecchie sproporzionate che sbuca da ogni pagina, forata al centro. Sono cresciuta con questi volumi. Di quelli con le copertine rigide, cartonate, formato A4; un formato di stampa forse caduto ormai in disuso. La cosa che ha reso particolare il periodico giro al luna park è stato l'aver letto, per la prima volta, l'ultima pagina di uno di questi libricini. La pagina dove c'è scritto dove è stato stampato ma soprattutto quando è stato finito di stampare il libro. Millenovecentosessantotto, è riportato dietro al più vecchio di tutti, quello che narra le avventure dell’orso. Ripensandoci mi viene in mente che i volumi li avevo ereditati dai figli di in cugino di mio padre. Così come il camper di Barbie, quello arancione e giallo, precedente alla svolta total-pink della formosa biondina di plastica (voglio tranquillizzare tutti quelli che mi conoscono dicendo che io non giocavo con le Barbie, mi limitavo a fare manovre di parcheggio col camper), quel modello che in effetti trovavo reclamizzato sui miei vecchi Topolino da collezione, quelli che avevano più anni di me. Mettendo un po’ d’ordine mi sono resa conto di essere cresciuta (in altezza poco) con modelli, idee, colori che non fanno parte della mia generazione. Aver assimilato certe informazioni in anni fondamentali in cui la personalità è ancora una massa informe da plasmare, credo che sia una cosa che non può non lasciare il segno. Ero una bambina di 4 anni che sfogliava libricini già maggiorenni. Sono un pò come i Tronky. No, non croccante fuori e morbida dentro; ma giovane fuori e vecchia dentro.
2 commenti:
Finalmente hai concretizzato in versi cio' di cui parlammo quella notte... che bello :-)
Mi prometti che mi mostrerai questi «libricini» ? :-D
:-*
Rina nella fattoria (Rina è la volpe) è qui sulla mia scrivania :-)
Posta un commento