mercoledì 3 settembre 2014

John, chi?



La Repubblica lo chiama addirittura per nome. Quando in realtà non sa si chi sia, quando non c'è nemmeno la certezza che si tratti del medesimo folle che ha elargito la stessa sorte all'altro giornalista americano, alcuni giorni fa. Poi però contestualmente pubblicano articoli nei quali indagano sul perchè certi giovani, anche europei, sia avvicinino al pensiero jihadista: non gliene frega niente della Jihad! L'unica cosa che conta oggi più che mai è la visibilità. L'egocentrismo è sempre esistito, ma adesso viene alimentato dalla possibilità di avere realmente un pubblico globale. Gli emulatori sono coloro che vengono raggiunti da un evento. Se quell'evento rimane confinato in zone limitate, il numero di persone con problemi psichici che possono immedesimarsi nell'evento o semplicemente decidere di fare qualcosa di eclatante imitando qualcun'altro, è anch'esso limitato. Se oggi condividiamo ogni singolo evento a livello mondiale, di conseguenza si amplia a dismisura il pubblico e il numero di possibili emulatori. Che a loro volta sapranno di essere conosciuti in tutto il mondo. John. John che tiene virtualmente in scacco addirittura il presidente degli Stati Uniti. Così si alimenta la speranza di qualcuno di non essere dimenticato, anzi di essere conosciuto ovunque col suo nome, di poter lascere un segno. E non importa per quale motivo.